Sicuri, ma non liberi in terra di ‘ndrangheta
Il saggio “Sicurezza urbana, Paesaggio e mafia” sostiene che affrontare il tema della Sicurezza sociale al Sud significa capire fino in fondo l’occupazione del territorio da parte delle varie mafie. Quest’ultime si
manifestano nel territorio anche attraverso le manifestazioni dei reati minori, come taglieggio, occupazione di suolo dei commercianti ambulanti, altarini dei morti ecc, oltre ai reati di omicidio da considerare a tutti gli effetti di stampo terroristico. Risulta utile per tutti conoscere e trattare il tema della Sicurezza proprio del “Caso Calabria”, dove oggi l’attacco mafioso si allenta per le azioni di polizia e magistratura, ma che è in grado di esportare criminalità nelle altre regioni italiane.
Nei territori attaccati dal potere mafioso, i tanti progetti sulla Sicurezza non hanno minimamente scalfito il potere criminale sul territorio. Pertanto il saggio tende ad analizzare e ad applicare al Paesaggio delle regioni del Sud, i criteri della Sicurezza Urbana, ammonendo gli altri territori a scongiurare l’occupazione territoriale da parte della criminalità organizzata. Pertanto si riprende il concetto di Paesaggio come il bene comune primario e irrinunciabile dei cittadini che può salvare i territori dalla perdita di identità.
Che le città del Sud siano cresciute all’ombra della doppia urbanistica (legale e abusiva) è ormai cosa acclarata e ampiamente studiata, ma ora occorre indagare sui segni urbani e rurali che la criminalità impone proprio per occupare il territorio sia fisicamente che nella mente della collettività. Questi segni, se non vengono eliminati, minano la credibilità e la fiducia dei cittadini nello Stato e nei Comuni. I segni della criminalità vanno coperti dai segni della legalità. Continua